BOOK La storia

Era il lontano ’69 e Milano un fermento di idee e di quella nuova strana vena creativa che veniva chiamata design. È’ in questo clima che Titti Fabiani disegna il Book. Un pezzo che ancora oggi è richiesto e amato in giro per il mondo.
Alla radice di questo successo c’è la filosofia che l’ha ispirato: più lineare è il progetto, più sarà bello e durevole. Perché Titti Fabiani è convinta che il design non deve essere moda o stilismo, ma, rispondendo a dei bisogni concreti della gente, offrire soluzioni assolute in ogni tempo. Così, alla ricerca di un modulo che sia il più semplice possibile, non stucchevole e armonico, sceglie il quadrato, che ripetuto nella sequenza delle ante, crea quella armonia, quel senso di ordine caratteristico di questa libreria. Si sovrappone agli elementi personali che vi vengono riposti, li ripara con i suoi vetri dall’aggressione della polvere, crea un ritmo, senza nasconderli. La scelta del quadrato ha anche un senso strutturale. Le ante in massello (soluzione ovvia per far durare il pezzo nel tempo) possono muoversi col passare degli anni, perché il legno è un materiale vivo, e i due traversi orizzontali dell’antina la stabilizzano.
Attento studio è stato fatto anche sulla dimensione utile del Book. Il rapporto di due a tre si ripete in continuazione: nel ritmo frontale di un elemento, nella sezione del massello, nel numero di Book necessari per formare un quadrato di due metri per due sulla parete…
Naturalmente ci sono un sacco di altre caratteristiche che ne spiegano la validità: dalle battute anti polvere, allo sviluppo della modularità, alla range di colori offerta.
Ma alla base di tutto c’è questa invenzione del ripetere un ritmo quadrato all’infinito, inserendosi quindi nello spazio dell’abitare come elemento architettonico.

1969

Titti Fabiani: Book


Milano è un fermento di creatività. Lì in quell'anno Titti Fabiani disegna il Book.

1969

1970

Achille Castiglioni si ferma davanti al Book


Non capita a tutti di disegnare un prodotto e vederlo scegliere subito da un Mostro Sacro del Design.
È capitato a Titti Fabiani con il Book. Erano gli anni ’70. Salone del mobile.

Achille Castiglioni si ferma davanti al Book.
Lo guarda, lo apre, si allontana, lo riguarda, passa le dita sugli incavi per l’apertura, si complimenta e dice…che lo vuole per casa sua!

1970

1972

Book su Abitare


Piera Peroni, la geniale mente che ha fondato Abitare, quasi quarant’anni fa presenta per prima il Book in un lungo servizio sulla sua rivista, e lo titola così: "Book, una libreria per oggi, per domani, per sempre".

1972

1978

Book sbarca a New York


È il ’78 quando il Book sbarca a New York, nel grande negozio di “Abitare”, aperto sulla 57esima dalla Techinteriors. Grande affluenza di designer e di pubblico.

Entusiasmo ed emozione nel sentire i Newyorchesi che balbettano in italiano, nel vedere il New York Times che, nella sezione Design, mette in prima pagina una grande foto del Book…

Woody Allen sta preparando il suo “Manhattan”. Ed ecco che, per la casa della protagonista, vuole l’arredo più intellettuale e manhattaniano che si possa avere: una grande parete di Book bianchi.

1978

2013

Museo Jan Van det Togt


Dal 2013 il Book è nella collezione permanente del museo Jan van der Togt di Amsterdam

2013
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